L'acqua è vita. Senza acqua non possiamo vivere, lo sappiamo tutti.
Nonostante questo, non pensiamo mai da dove arriva l'acqua che esce dal
nostro rubinetto, né come ci arriva o che fine farà dopo averla usata, né
tantomeno a come
“ritornerà” ad uscire dal nostro
rubinetto.
Uso il termine ritornerà perché
l’acqua che abbiamo a disposizione in questo pianeta è sempre esattamente la
stessa. Quella che c’era quando esso si è formato
non è altro che quella su cui possiamo contare
oggi. Dovremmo quindi averne la massima cura,
anche se non sempre è così. Solo nel settore civile utilizziamo acqua potabile
per gli usi più disparati, come ad esempio: innaffiare l’erba in estate, lavare la macchina, o svuotare lo
sciacquone…
Scarichiamo utili sostanze organiche in fosse comuni, unendole a detersivi, disinfettanti e altre sostanze chimiche, creando
così un grosso volume di acqua contaminata.
Il sistema di distribuzione e smaltimento delle acque, così com’è pensato, ha grandi perdite e contribuisce in grande parte all’inquinamento del pianeta.
Nel seguente articolo vedremo un sistema alternativo che ci offre una speranza per usare in modo intelligente le risorse idriche e non
inquinare: la “composting toilet”. In Italia viene comunemente
chiamata compost toilet, water a secco o toeletta
compostante. Questo sistema non solo evita lo spreco di preziosa acqua
potabile, ma permette di trasformare un inquinante rifiuto in
arricchente sostanza organica (compost).
La sostenibilità infatti va oltre i semplici materiali da costruzione, riguarda soprattutto gli impianti e i sistemi di utilizzazione delle maggiori risorse necessarie alla vita,
acqua in primis.
L’acqua prima di sgorgare limpida,
o quasi, dal nostro rubinetto passa attraverso varie fasi e subisce ripetuti
trattamenti.
Dopo l’estrazione viene sottoposta a
numerose sequenze di filtraggio e reazioni chimiche durante
il processo di potabilizzazione. Viene poi pompata in serbatoi sopraelevati che
innalzano la pressione per poi attraversare
migliaia e migliaia di metri di tubazioni, valvole e snodi,
la cui costruzione e continua manutenzione richiede un gravoso
impegno.
Dopo essere stata utilizzata l’acqua scende attraverso gli scarichi trasportando vari tipi di scarti e rifiuti e confluisce in vasche poste intorno alle nostre abitazioni. Qui il grossolano sistema di depurazione consiste in una semplice sedimentazione. Questo evoluto sistema risale ai primi del ‘900 e altro non è se non una vasca dove mischiamo preziosa acqua potabile con i nostri escrementi, aumentando dalle 10 alle 100 volte il volume di acqua contaminata da trattare. Successivamente le acque vengono convogliate in un depuratore. Il processo di depurazione finale è nuovamente composto da varie fasi e trattamenti. E poi... si ricomincia daccapo.
Negli edifici privi di rete fognaria invece, dopo un primo passaggio nelle vasche di sedimentazione semplicemente si scarica nel suolo. Questa situazione è molto diffusa infatti si stima che: “Nel 2015, anno dell’ultima rilevazione, ben il 40,4% dei carichi inquinanti di origine civile non è risultato sottoposto a un trattamento depurativo almeno di tipo secondario”¹.
Il sistema così strutturato è molto comodo per noi abitanti. Il tutto viene allontanato “giù per il tubo” senza preoccupazioni, però funziona solo se non si pensa a quello che succede dopo.
La composting toilet è un sistema che permette di elaborare le nostre deiezioni senza l’utilizzo dell’acqua ed evitando di servirsi dell’attuale problematico sistema fognario. Si basa sulla trasformazione aerobica che si verifica sul posto e che restituisce un prodotto sano, ricco e utile al terreno. Vediamo come è composta:
Un vaso, molto simile a quelli utilizzati normalmente, solo con un foro di scarico di dimensioni maggiori. Data l’ampiezza del foro, alcuni modelli di vasi possiedono una chiusura supplementare oltre alla classica tavoletta.
Un serbatoio per contenere le feci e urine. Il serbatoio può essere tutt’uno con il vaso oppure può essere posizionato al di sotto o all’esterno della stanza da bagno. Nel caso si scelga un vaso con serbatoio incorporato non ci saranno particolari vincoli di progettazione, ma si dovrà disporre di maggiore spazio.
Un canale di ventilazione per favorire la fuoriuscita degli odori. Un semplice tubo di sfiato identico a quello già in uso nei sistemi tradizionali.
Esistono modelli di diverse tipologie in vendita, principalmente provenienti da Stati Uniti e Svezia. In Italia la maggior parte di questi water a secco sono autocostruiti. Infatti la semplicità di funzionamento e l’assenza di parti meccaniche o idrauliche lo rendono particolarmente adatto a questa pratica. L’impianto potrebbe essere molto utile soprattutto nelle situazioni in cui non esiste la fognatura. Invece di scaricare reflui inquinanti nel terreno sarebbe possibile da subito materiale che restituisce la fertilità.
Non è una latrina. Non è un semplice serbatoio o pozzo nel terreno. “In una composting toilet, gli organismi agiscono come “Macchine Viventi” per decomporre gli escrementi in sottoprodotti che siano sicuri e di valore.” Gli organismi aerobi che svolgono questa importante trasformazione hanno bisogno di ossigeno. In mancanza di aria questi organismi moriranno e verranno rimpiazzati da organismi anaerobi che rallentano il processo, generano odore e sottoprodotti inquinanti (come nelle fosse attualmente utilizzate).
Non è nemmeno un sistema per seccare le feci. Le feci disseccate non sono sicure perché non hanno subito nessun processo di trasformazione.
In generale si utilizza come un normale water, ma è necessaria una maggiore attenzione e
consapevolezza nell’utilizzo. Per ovviare a questi problemi sono previsti sistemi di bilanciamento che permettono di non correre rischi anche agli utilizzatori meno consapevoli: ingrandimento del
serbatoio o utilizzo di più serbatoi, separazione delle urine, riscaldamento
attivo o passivo.
Il sistema così pensato
permette di diminuire: l’inquinamento di acque e
terreno, lo spreco di acqua potabile e i costi delle reti fognarie. Come mai allora non è
molto diffuso?
Il principale ostacolo è un innato rigetto verso
l’indecoroso prodotto umano, unito alla mancanza di
regolamentazione. La composting toilet infatti non può essere
autorizzata ufficialmente. Nonostante
ne esistano già molte in varie parti d’Italia e nel
mondo, solo alcuni stati degli Stati Uniti si sono dotati di una normativa.
Visti i problemi che risolverebbe vi invito a conoscere meglio e sperimentare questo
sistema in modo che possa superare il muro di
obiezioni e divieti. L’alternativa c’è e funziona. Usiamola!
¹Cresme, Rapporto congiunturale sull’innovazione e sul mercato delle reti, dei sistemi acquedottistici, fognari e di depurazione in Italia 2018-2020”, 2018.